Brigata Garibaldi “Francesco Sabatucci”
5° Battaglione “Bruno Contiero”
Diario Storico
Allorquando vedemmo la nostra patria tradita, invasa dai Tedeschi in conbutta con i fascisti, un dovere pervase i sentimenti nostri, onde ridare all’Italia l’onore perduto, ridare la libertà al Popolo e attraverso il sacrifico dei nostri Compagni migliori pagare l’onta del fascismo responsabile dell’immane sciagura nazionale; e per dimostrare agli altri popoli aggrediti che gli Italiani sanno redimersi col sangue le offese recate, non dal popolo Italiano ma dal fascismo.
Ebbe luogo il novello risorgimento e la epopea dei Partigiani.
Da tutti questi avvenimenti si crearono le circostanze favorevoli al riprendersi di quei sentimenti latenti nel Popolo durante il ventennio. Per raccogliere le fervide passioni dell’animo popolare sorsero la prima compagnia “Folgore” e la compagnia “Azzurra” a convogliare verso una intesa felice.
Dalle prime riunioni tenute nel lontano ottobre e novembre 1943 nei più svariati luoghi del mandamento, quali (Conselve, Palù, San Siro, Agna, Candiana, Terrassa, Cartura, Tribano, San Pietro Viminario, Arre, etc.) si crearono i primi nuclei di resistenza. Questi gruppi di animosi che sfidando il nemico si prodigarono ovunque alla ricerca di armi, onde assicurare ai primi movimenti di resistenza armata, si spingevano, fino nelle case più lontane dove la fiducia di un amico procurava quell’arma, indispensabile compagna delle lunghe veglie, sicurezza e tranquillità dei primi Partigiani.
Gli animatori e i capi di questa resistenza sin dall’ottobre 1943 furono per la compagnia “Azzurra” Violato Modesto, Varotto Maurizio, Carpaccio Antonio, Luise Giuseppe, Setti Bruno. Per la compagnia “Folgore” Carturan Guerrino, Bellucco Pietro, Longato Paolo, Frizzarin Augusto, Guzzon Costante (in collegamento con Contin e Schiavon Giuseppe).
Così nel mese di novembre, nei paesi di Terrassa, Corte, Vallonga, Arzercavalli, Casalserugo, il partigiano Marchiori Gustavo, organizza squadre armate partigiane.
Rendendosi necessario sin dall’inizio della lotta (e cioè Dicembre 1943) la costruzione di mezzi di riparo sotterranei, onde occultare il meglio e il più possibile le nostre carcasse e il nostro corredo, da spiacevoli incontro che spesso e volentieri si facevano, grazie allo zelo dei Reali Carabinieri, i quali, pur di meritarsi simpatia dagli amici nazifascisti moltiplicavano il loro lavoro non risparmiandosi neanche alla notte, ci abituarono subito alla meravigliosa vita della macchia.
In seguito all’intensificata sorveglianza e controllo delle forze fasciste, ci trovammo nella ncessità di accumulare riserve di vivere nei nascondigli all’uopo costruiti.
Nel gennaio 1944 la nostra attività si prodigò in un settore per noi del tutto nuovo, molto delicato e pericoloso, e cioè quello della formazione nel sentimento popolare del movimento di resistenza partigiana; che incominciava allora con ritmo abbastanza soddisfacente ad ingrossare le nostre file divenendo una realtà anche nella fantasia del popolo.
Noi ci servimmo per la nostra propaganda di fogli cicloscritti, di manifestini volanti lanciati di nottetempo per le vie dei paesi e della campagna procurandoci un’onda di favore innato, dirci quasi, nel nostro popolo. Non fu per noi difficile accattivarci il favore del popolo in quanto che grande era fra le masse il desiderio di redenzione.
Il popolo ha amato il partigiano prima ancora di conoscerlo, perché sentiva e vedeva in esso la garanzia e la sicurezza di un avvenire migliore di libertà e di pace.
Così la nostra opera ebbe il consenso tacito ma fattivo di tutto un popolo. In seguito alla nostra attività e principalmente perché trovatisi improvvisamente di fronte ad un’organizzazione partigiana i fascisti impressionati alquanto del nostro movimento, credendo di stroncarlo fin dal suo nascere, fecero nel mese di febbraio un grande rastrellamento nella zona, arrestando parecchi noti antifascisti appartenenti alle nostre organizzazioni.
Allo scopo di allontanare i sospettati di attività partigiana, i fascisti ricorrevano all’invio obbligatorio di lavoro in Germania. Cessato ormai l’immane lavoro organizzativo e ingrossate le nostre file, passammo alla resistenza attiva, e cioè armata. Per ovviare alla scarsezza di armi, fu inviato Varotto Maurizio alle armi il quale nella sua qualità di ufficiale poteva con più buone probabilità provvederne.
Purtroppo dovemmo subito registrare una vittima del dovere nel partigiano Girotto Lino il quale, ricevuto l’ordine di spostarsi, incappava accidentalmente in una comba decedendo all’istante, l’otto febbraio 1944.
Nel marzo 1944 si prendeva contatto con Achille Gasparotto, il quale a sua volta in contatto con il C.L.N. di Padova, metteva le formazioni in posizione regolare, aggiungendo ad esse un notevole gruppo di partigiani operanti nelle zone di Casalserugo, Pontelongo e Legnaro.
Varotto Maurizio fu allora richiamato in seno alle formazioni avendo risolto con esito soddisfacente il compito affidatogli, dedicando la sua attività alla formazione di altri gruppi armati nelle zone di Maserà, Albignasego, Mandria, Abano e Montegrotto. Ovunque le occasioni si presentavano, i nostri Partigiani erano sempre all’opera, così registriamo al 13 marzo il disarmo di un milite della Finanza in via Casette di Conselve con conseguente recupero di una pistola. Il 18 marzo la distruzione di un magazzino di paglia tedesco, contenente circa 500 q.li siti in Conselve, via Umberto I. In seguito a grave ferita riportata in uno scontro con i fascisti nella zona di Arre, il giorno 21 marzo 1944 decedeva all’Ospedale di Conselve il partigiano Masiero Umberto.
Continuando l’attività segnaliamo nel mese di aprile le seguenti azioni:
- Consegna di buoni prestito onde sovvenzionare il movimento che in questo mese raggiungeva il numero di 130 effettivi. (4/44)
- Il 9 aprile disarmo della guardia notturna con recupero di una pistola, di un moschetto e di varie munizioni.
- Il 14 aprile disarmo della guardia notturna con recupero di una pistola, di un fucile da caccia, di una bomba a mano e di parecchie munizioni, ai magazzini del Consorzio Agrario.
- Occulazione, alimentazione e sorveglianza a ex-prigionieri inglesi fuggiti all’8 settembre e riparatisi nella nostra zona.
- In seguito al bando di chiamata del marzo 1944, i fascisti effettuarono un vasto rastrellamento nella zona durante il quale parecchi partigiani furono arrestati e deportati in Germania, altri furono costretti a prendere la via della montagna. In questo mese abbiamo pure allacciato il collegamento con Aldo Guarnieri di Maserà, il quale aggregò alla nostra formazione un buon gruppo di partigiani. Continua il lavoro di propaganda e il lancio di manifestini.
Il mese di maggio è uno fra i più fortunati della nostra vita partigiana, perché abbiamo la possibilità di trovarci spesso faccia a faccia con il nemico.
Infatti il 4 maggio un nostro gruppo si scontrava in via Fossalta con un autocarro tedesco contenente munizioni, dopo breve combattimento si riusciva ad asportarne il contenuto ferendo cinque tedeschi.
Al 17 maggio una squadra di partigiani, in seguito all’ordine del C.L.N: provincia incendiava gli uffici accertamenti agricoli e anagrafici di Terrassa, Casalserugo, mentre si attaccavano quelli di Albignasego ed Abano sostenendo una sparatoria di qualche ora con i neri di Padova, chiamati per telefono dalle guardie dei Municipi.
La preoccupanti scarsità di armi e la continua affluenza di partigiani si decise a chiedere un aviolancio, così ci si prodigò alla preparazione della pianta e del campo di lancio.
Il mese di giugno vede l’intensificarsi degli atti di sabotaggio, ci sono infatti asportazione di cartelli indicatori tedeschi, lanci di manifestini, taglio di fili telefonici in tutta la zona sotto nostro controllo, per cui durante tutta una notte ed il giorno successivo i tedeschi dell’intera circoscrizione rimasero privi di comunicazione.
Al 20 giugno un gruppo di partigiani furono inviati per un’azione di intimidimento a parlamentare con i neri di Maserà; compiuto l’incarico, caddero in un’imboscata combattendo contro forze superiori, riuscirono a liberarsi dopo aver ferito due degli inseguitori. La notte del 23 dello stesso mese una compagnia di partigiani, mentre si avviava al recupero delle armi dell’aviolancio ottenuto nella zona di Conselve in via Beolo, incontrava un folto gruppo di neri di Conselve i quali, avuto sentore del lancio, si avviavano in quella direzione, e solo dopo una lunga sparatoria si riusciva ad allontanarli e recuperare una buona parte dello sfortunato lancio.
Nel mese di luglio 1944, in seguito a quanto precedentemente detto, i fascisti effettuarono un grande rastrellamento e varie perquisizioni in conseguenza delle quali parecchi partigiani venivano arrestati e mandati in Germania.
Intanto il notevole numero di armi recuperati ci permetteva di assorbire altri gruppi di partigiani nelle località vicine riuscendo a superare il numero di 250 con i quali potemmo formare un battaglione che si battezzò con il nome di “Folgore”.
Al comando di detto battaglione venne designato Violato Modesto e commissario Guarnieri Aldo. Le armi recuperate furono ripartite in tutta la zona per evitare che i fascisti le trovassero. Fu questo un duro lavoro di spostamento effettuato di nottetempo sotto il continuo controllo dei neri, con i quali si dovette sostenere più volte delle sparatorie.
Verso la fine di luglio e più precisamente durante il rastrellamento, sono state prese parecchie persone e condotte a Padova con una autocorriera. Un gruppo di partigiani si postarono nell’incrocio della strada provinciale con quella di Cornegliana dopo Cagnola, allo scopo di fermare la corriera e liberarne i prigionieri. In quei paraggi operai italiani stavano scavando delle buche per la protezione antiaerea sorvegliati da armati tedeschi; il gruppo, dopo aver disarmato le guardie, (in numero di tre) le costringeva a nascondersi nel fosso in attesa della corriera, che però non sopraggiunse per cambiata direzione essendo la medesima transitata per la strada di Monselice-Padova.
Nel frattempo abbiamo allacciato contatti con il 4° battaglione dislocato nella zona di Monselice.
Le forze esuberanti ci portano alla divisione delle zone e dei comandi; perciò dalle nostre formazioni che fino a questo mese sono unite, si staccano quelle di Casalserugo, Legnaro e Bovolenta formando il 9° battaglione.
Entrati così nel mese di agosto, abbiamo da registrare le seguenti azioni:
- Alcuni partigiani disarmano quattro guardia-fili e sequestrano loro i documenti; altri partigiani, con azione strategica, ricuperano due cassette di bombe a mano;
- Fermo e sequestro di un carico di 2000 coperture per bicicletta destinate in Germania, le quali vengono distribuite ai partigiani bisognosi e parte vendute a prezzi favorevoli ai civili, realizzando così il denaro occorrente per il sostentamento dei gruppi;
- Impedita consegna dei bovini all’ammasso di tutta la zona nord di Conselve, comprendenti i paesi di Cartura, Terrassa, Bovolente. Arzercavalli con conseguente intervento delle brigate nere del luogo con conflitto armato;
- Impedito pure consegna del grano all’ammasso bloccando le strade di via Palù; allo scopo di impedire il trasporto di grano e bestiame con carri della “Veneta” fu fatto saltare un palo sospendendo il traffico ferroviario per tre giorni;
- Il distaccamento partigiano di Tribano si portava nella zona destinata per l’aviolancio annunciato con messaggio speciale “Sergio arriva, il cane va a caccia”. L’imperversare del maltempo impediva all’apparecchio di portarsi sul posto per effettuare il lancio, per cui si dovette ritornare le sere successive ma, continuando il maltempo, si dovette a malincuore, rinunciare all’atteso lancio. A causa dei disagi sofferti, il partigiano Beggio Oreste si ammalò gravemente decedendo dopo alcun tempo all’Ospedale Civile di Conselve. La morte è stata riconosciuta a causa del servizio.
Il mese di settembre è il più triste di tutto il nostro periodo di vita partigiana. Un mese che resta scolpito a caratteri indelebili nel nostro cuore di giovani combattenti e passerà nella storia della vita partigiana perché molti sono i martiri, anche di questo secondo risorgimento.
Tra le azioni di questo mese abbiamo il disarmo di una pattuglia tedesca in via Levà con il recupero di tre fucili; il taglio di fili telefonici che interrompono contemporaneamente tutte le comunicazioni telefoniche sia militari che civili, segando i pali ed asportando i fili per complessivi cinque Km.; il comandante in giro di ispezione con due garibaldini incontrava un centurione della milizia fascista: lo disarma della pistola e gli sequestra la bicicletta. Persone presenti approvano all’azione. Continuando l’ispezione, sequestra due moschetti a militi di guardia a un ponte.
- Due garibaldini sequestrano la pistola di un fascista di Terni;
- Due partigiani disarmano della pistola il fascista Lorenzoni di Pontelongo;
- Altri garibaldini disarmano due militi fascisti della forestale;
- Una pattuglia disarma un milite della “Muti” ricuperando la pistola;
- Un partigiano disarma un sergente maggiore dell’esercito repubblicano (11/9/1944);
- 12/9/1944 – Garibaldini disarmano un milite della “muti” di guardia al ponte di Bovolenta;
- 12/9/1944 – Una pattuglia disarma a Maserà due militi della “Muti”.
Verso la metà del mese di settembre un secondo grande rastrellamento veniva effettuato in tutta la zona del conservano da elementi della brigata nera del luogo con rinforzi chiamati da Padova.
- Il 13 settembre una pattuglia portatasi a Candiana riusciva a disarmare due militi della brigata nera del luogo; tre giorni dopo si ritenta l’azione e, trovata resistenza, si impegna battaglia dove trova la morte da eroe i partigiano Bruno Contiero e viene catturato e ferito il partigiano Pasqualin Luigi. Perdite della brigata nera: una morte e un ferito. In seguito a ciò venne fatto un terzo grande rastrellamento della S.S. e brigate nere, dove furono catturati i cugini Polonio Arturo e Vittorio, Puozzo Giulio, Manfrotto Giuseppe, Leorin Giovanni Battista ed altri. Alcuni giorno dopo furono arrestati altri 14 partigiani fra i quali il comandante e il commissario del btg.
Dei partigiani arrestati uno fu fucilato dopo un processo durato due giorni; altri tre condannati pure a morte ma graziati in seguito; altri inviati nei campi di concentramento in Germania. Il partigiano caduto fu Manfrotto Gio.Batta di via Beolo.
- Il 21 settembre, i partigiani Polonio Arturo e Vittorio, Pasqualin Luigi, Leorin Gio.Batta furono vigliaccamente uccisi dalle S.S. di Candiana e elementi della brigata nera del posto.
- Il 26 settembre nello stesso modo, senza processo, veniva fucilato dalla S.S. e brigata nera di Conselve il partigiano Puozzo Giulio di via Palù.
Il modo veramente disumano e barbaro con il quale il signor Casarotto, comandante del presidio delle brigate nere del luogo, faceva trattare dai suoi sgherri i poveri partigiani che gli capitavano nelle mani, è a parole inenarrabili. Per cercare di levare una parola dalla bocca delle sue disgraziate vittime, le faceva bastonare a sangue senza pietà, investendole con le più oltraggiose ingiurie; ma nonostante le sevizie patite i partigiani non tradirono mai i loro compagni. Così dopo la disfatta del mese di settembre ne abbiamo con conseguenza uno sbandamento nel mese di ottobre in cui parecchi partigiani venendosi a trovare improvvisamente senza comando riparano al quarto btg.; altri si danno alla macchia lontano dalla zona. In seguito a ciò il partigiano Scolaro Armando non fece più ritorno in famiglia ed è perciò considerato caduto.
Il partigiano Carturan Guerrino si è trovato solo in mezzo a tutto questo caos a dover ricondurre i partigiani superstiti alla loro base, riorganizzando di sana pianta tutto il battaglione che si denominò da questo mese “Bruno Contiero”; assumendone il comando.
Si registra pure un disarmo di due tedeschi.
Verso la fine del mese il partigiano Zambolin Artemio moriva mediante fucilazione eseguita dalla brigata nera di Maserà. Dopo la sua morte, non ancora contenti del loro barbaro atto gli infersero due colpi di pistola alla testa.
Subito però si riprende l’antico ardore, e nel mese di novembre abbiamo un rinfocolarsi di ardire e di attività.
La squadra volante del btg. il 25/10/1944 viene attaccata nella zona di Loreggiola da circa 70 nazi-fascisti. I partigiani, in numero di 12 si difendono da leoni in un violento combattimento durato circa 2 ore, poi la squadra, data l’inferiorità numerica e lo scarseggiare delle munizioni, si ritira passando a gruppi fra le file nemiche. Bilancio: quattro morti e sette feriti fra i nazi-fascisti; da parte nostra un solo ferito non grave. I nazi-fascisti sfogano la loro rabbia depredando ed incendiando tre case di innocenti contadini. Il comando del 6° btg. ha prontamente provveduto a soccorrere le famiglie danneggiate.
Pure nel mese di dicembre gruppi di partigiani sono impegnati a preparare le basi di lancio per i mesi prossimo.
Nel campo nemico si ha un periodo di inattività, forse ravvisano la sconfitta, il coraggio viene loro a mancare e la loro debolezza palese rinsalda i nostri cuori e ci incoraggia per le prossime lotte.
In questo mese il partigiano Vettorato Luigi assume il grado di commissario del btg.
Il mese di gennaio vede i primi soldati che disertano le file tedesche, difatti tre soldati russi passano con armi e bagagli nelle nostre file.
Si intensifica l’azione di molestia o di propaganda, alcuni delle brigate nere del luogo si danno alla macchia. Arriviamo così ben preparati al mese di febbraio, che vede le nostre formazioni compatte, bene equipaggiate e fiduciose nella prossima offensiva. Entriamo nel mese di marzo e aggiungiamo alla ormai lunga serie altre azioni: 21/3/45 una squadra di partigiani si scontra violentemente con militi di alcune brigate nere infliggendo loro perdite. In questo mese sono continuati più che mai intensi gli atti di sabotaggio mediante lancio di chiodi laceratori nelle principali vie di comunicazione, distruzione di cartelli indicatori, nonché di linee telefoniche.
Intanto gli Alleati si avvicinavano sempre di più, e i nostri cuori contenevano a stento la gioia, finalmente l’ora della liberazione stava per scoccare. Noi, decisi come non mai preparammo l’insurrezione. Così tutte le sofferenze di mesi e mesi di dura lotta, tutti i disagi patiti, tutte le ferite avuto, tutto insomma era dimenticato, tranne il ricordo dei nostri Compagni caduti perché nel loro nome noi abbiamo combattuto e vinto l’ultima battaglia; perché animati dal loro esempio, guidati dalla loro ombra, sollecitati dalla loro voce, forti del loro sacrificio facemmo finalmente giustizia della loro morte.
FATTI D’ARME INSURREZIONALI
In seguito all’ordine di attaccare i tedeschi ricevuto a mezzo radio e direttamente dal comandante della brigata, le nostre forze si posero in attività.
23, 24, 25 aprile 1945 a Cartura in piccoli scontri si catturò una quarantina di tedeschi e numerose armi e munizioni. In questa zona avvenne un violento combattimento contro militi della X “Mas” capeggiati da un ufficiale che aveva rifiutato la resa, i quali, dopo un’ora di combattimento, tentarono la fuga e furono presi e fatti prigionieri.
25/4/1945: in località Arre altri disarmi di fascisti e di tedeschi avvennero brevi sparatorie con qualche tedesco ucciso, e qualche ferito da parte nostra.
Anche un gruppo della X “Mas” che tentava di forzare un posto di blocco colà costituito, dovette cedere ed arrendersi. Furono fatti circa 150 prigionieri, buon bottino di armi e munizioni.
Sempre il 25 venne presa d’assalto la caserma della brigata nera di Correzzola, i militi disarmati e catturati. A Concadalbero in combattimento furono uccisi due tedeschi ed altri catturati. Nessuna perdita da parte nostra.
Circa 80 della guardia nazionale repubblicana di Ravenna trovata la strada sbarrata nei pressi di Padova tornarono sui propri passi venendo a contatto con i garibaldini di Candiana i quali ultimi reagirono catturandoli tutti.
Un altri gruppo della X “Mas”, fra cui due ufficiali accettò la resa senza condizioni. Nel frattempo sei garibaldini vennero in combattimento con una ventina di tedeschi bene armati: conclusione: otto tedeschi morti e due feriti; un ferito da parte nostra.
Cinque soldati della S.S. tedesca furono catturati nei pressi del ponte di Pontelongo dopo una breve resistenza uno di loro fu ferito. Nei pressi di Agna i garibaldini impegnarono combattimenti con i militi della X “Mas” che subirono la perdita di tre uomini e diciassette feriti. Da parte nostra due feriti.
Nello stesso giorno vennero catturati otto tedeschi con armi e bagagli. Un altri gruppo venne catturato nella vicinanza di Pontelongo: 35 tedeschi, numerosi fascisti, due russi della “Wehrmacht” e due elementi della “X Mas”. Venne pure preso da uno dei nostri qualche giorno dopo, il famigerato tristo figuro fascista Giovanni Duò, ritenuto colpevole di oltre 70 omicidi.
Il 27 dello stesso mese il partigiano Bassini Enrico veniva fucilato perché trovato in possesso di armi, dai tedeschi in ritirata.
Il 28 i partigiani Chioetto Bruno da Candiana e Puozzo Mario da Conselve venivano uccisi durante combattimenti con tedeschi.
Complessivamente, il 5° Btg. catturò fra tedeschi e fascisti 560 uomini (420 tedeschi, 140 fascisti). Nei giorni successivi alla liberazione da parte nostra nel nostro territorio, vari gruppi procedettero alla cattura dei fascisti e dei tedeschi fuggiaschi che venivano rinchiusi nelle carceri del paese e con celere servizio trasportati poi a Padova in case di pena o in Questura.
Ebbe così termine l’azione benemerita dei partigiani del quinto.