UFFICIO DI POLIZIA GIUDIZIARIA PRESSO LA CORTE STRAORDINARIA D’ASSISE PADOVA n. 0631 di prot.
Padova, li 18.9.1945. OGGETTO: Rapporto Giudiziario di denuncia a carico di 1) SNOY STANISLAO fu Francesco e di Nagasel Maria, nato a Lubiana (Jugoslavia) il 6.10.1912 e residente a Galzignano (Padova) via Cengolina n. 64, ufficiale in S.P.E. dell’esercito Jugoslavo, detenuto alla casa di Pena, imputato di collaborazione. 2) – DI VELO ASCANIO di Domenico e di Pagella Eurienna, nato a Vicenza il 18.2.1906 e residente a Padova viale F. Corridoni n. 49 a ex vicebrigadiere della milizia della strada di carriera, detenuto alla casa di Pena, imputato di collaborazione già denunciato in data 1.9.1945 con rapporto di quest’ufficio n. 0581 e con altra pratica presso il Giudice Istruttore di codestà autorità. IL PUBBLICO MINISTERO presso la corte straordinaria d’assise e.p.c. ALLA R. QUESTURA DI PADOVA.
- – Lo SNOY Stanislao, era rinchiuso nel campo di concentramento di Padova (Chiesanuova) e alla data dell’otto settembre 1943, scappò unitamente ad altri prigionieri di guerra rifugiandosi in quel di Galzignano (Padova). Egli fino al 22 novembre 1943 si adoperò alla raccolta e smistamento di ex prigionieri di guerra alleati coadiuvato da note persone tra le quali: Padre Cortese dela Basilica del Santo, Zamperla Ada – Firulis, il Maresciallo dei Carabinieri Reali Dalla Costa Leone, l’arciprete di Lozzo Atestino don Dalle Fratte Cav. Giuseppe ten. Bernardi e molti altri. Da padre Cortese e dal CLN Italo-Jugoslavo rappresentato da alti ufficiali slavi unitamente a personalità italiane lo Snoy riceveva ingenti somme di denaro (dalle 10.000 alle 40.000) vestiario ed altri generi per il sostentamento e vestizione di circa 300 ex prigionieri di guerra alleati. Da dichiarazioni di Durkovic Petar (Mirko) ed altri, risulta che lo Snoy adoperava il denaro anche per darsi alla bella vita unitamente agli abitanti di Galzignano ed altri paesi, senza tener conto del colore politico delle persone con le quali si abbandona a copiose libagioni e frequenti banchetti tanto è vero che gli abitanti di questi paesi simpatizzavano e qualcuno simpatizza ancora per i favori gastronomici avuti dallo Snoy. Per sua ammissione, egli non ha mai distribuito denari od altro agli ex prigionieri, ma distribuiva quanto gli era dato, fra le persone che costodivano gli ex prigionieri ed anche fra le persone estranee compresi i fascisti. Il giorno 22.11.1943, lo Snoy venne arrestato assieme a: Santi Gio-Battista, Marcato Ugo, Desiderato Nello, Dalla Costa Leone, Zamperla Silvio e figlia Ada Firulis, Castelic Mario e Fava Mary e, mentre questi vennero rinchiusi in carcere, lo Snoy in seguito a delazioni fatte ha ottenuto la libertà e per di più si è arruolato nella Feldgendarmeria tedesca di Padova rimanendovi con vari incarichi (interprete, autista, polizia segreta ecc.) e con alterne vicende fino a poco tempo dalla liberazione. Gli accusatori sono molti e fra questi vi sono gli stessi ex prigionieri alleati e suoi connazionali: DURKOVIC Petar (Mirko), Potocar Antonio, gli Inglesi Fretton Gerard e Opi, L’Arciprete di Lozzo Atestino don Dalle Fratte cav. Giuseppe, ten. Bernardi, Capaci Natale, Crescenzio Ermenegildo, Emio Aldo, Santi Gio-Batta, Marcato Ugo, Boaretto Agnese e molti altri. Alcune di dette denuncie sono confermate a verbale da note personalità antifascisti, come il prof. Zuanazzi Mario e il dott. Trentin Antonio presidente dell’ANPI. Alcune di dette persone accusatrici hanno confermato le accuse da loro presentate. Anche quando lo Snoy prestava servizio con la Feldgendarmeria, pretendeva lavorare in favore degli ex prigionieri alleati, ma quando si sono a lui affidati son andati a finire nella mani della polizia tedesca, compresi gli accompagnatori e gli organizzatori (ved. Don Dalle Fratte e ten. Bernardi). Dalla dichiarazione del Trentin risulta che lo Snoy per le sue malefatte era ricercato, nel periodo dell’occupazione tedesca, da elementi partigiani per procedere al suo arresto. La dichiarazione a verbale di Alberti Oreste proprietario del bar “San Giovanni” di questa città, conferma che lo Snoy dice il falso sull’arresto dell’inglese Fretton in quanto l’arrestando non ha né parlato né cantato in inglese come asserisce lo Snoy. Non è stato possibile rintracciare il proprietario della trattoria “Belvedere” di questa città, dove venne arrestato il Potocar, certo Becatelli Paolo, irreperibile, il quale sembra sia diventato un comandante della b.n. in quel di Milano. Tirate le somme, sul conto dello Snoy gravano le accuse di aver fatto arrestare moltissime persone, in maggioranza ex prigionieri di guerra. Della sparizione di padre Cortese, lo Snoy non deve essere del tutto estraneo sebbene nessuna prova vi sia sul suo conto. Negli ultimi giorni dell’occupazione tedesca, lo Snoy, abbandonò la polizia tedesca e rifugiatosi a Galzignano riprese di nuovo a lavorare assieme ai partigiani del luogo, ma siccome non si fidavano di lui (sebbene in precedenza si fosse prodigato ad attirarsi la simpatia), nacquero degli incidenti che sebbene lievi stanno a dimostrare l’odio che lo Snoy si è attirato col suo precedente operato. Per questo viene accusato di avere incendiato, assieme ad altri, un pagliaio in via Cengolina di Galzignano, ma non si hanno prove sufficienti, solo fu sentito minacciare di incendio qualche ora prima. Conosce diverse lingue, persona molto astuta e scaltra, enigmatico e infido, rigetta tutte le accuse su terze persone e, all’opposto afferma di avere sempre agito per il bene. Non si è potuto rintracciare la nominata Martini Teresa, la quale secondo lo Snoy conoscerebbe il sacerdote che fu presentato al Potocar dallo stesso Snoy. Questo prete non sarebbe altro che un fascista travestito presentato al Potocar sapendo questi molto religioso. Lo Snoy conferma l’asserzione di don Dalle Fratte e ten. Bernardi, che il suo accompagnatore slavo durante la visita fatta alle sunnominate persone nel novembre 1943 era nientemeno che un appartenente alla polizia alpina tedesca. Lo Snoy, però asserisce di aver saputo dopo.
- DI VELO ASCANIO è persona conosciuta, in servizio, dallo Snoy e in seguito alle indagini sul conto di questi sono emerse accuse specifiche anche sul conto di Di Velo. Egli è acusato da ZAmperla Ada-Firulis, e Alberti Oreste, gneralizzato in atti, di aver partecipato all’arresto di numerose persone quando venne arrestata la Zamperla, e, in questa occasione si è adoperato ad interrogare e picchiare gli arrestati. Inoltre è accusato di aver arrestato due prigionieri inglesi. Interrogato il Di Velo, egli ha confessato di aver arrestato un prigioniero inglese nel bar “San Giovanni”, ma nega di aver arrestato il secondo come nega di aver picchiato il primo e di averlo ammanettato. Al verbalizzante ha confessato di aver partecipato indirettamente all’arresto dell’ex prigioniero di guerra slavo Potocar Antonio nella trattoria “Belvedere” di questa città sita verso porta San Giovanni. Il Di Velo asserisce di essere stato espressamente comandato in questi servizi, mentre dalle indagini, risulta che lo stesso animato da sentimenti di fede fascista si adoperava il più delle volte volontariamente. Egli dice di non aver fatto altro che il suo dovere e di aver torto solo perché la RSI ha perso al guerra. Per quanto sopra si denunciano alla competente Autorità le sunnominate persone per collaborazione col tedesco invasore, arresti, delazioni e percosse. Indagini e rapporto del vicebrigadiere dei cc.r.. Marcantoni Paride. Il dirigente l’ufficio di Polizia Giudiziaria