Archivio di Stato di Padova, Corte d’Assise Straordinaria, b. 868, fasc. sentenza n. 448 su Marzon Bruno et al., f.s., allegato senza numero (estratto da “Voce Nostra” del 26 ago. 1945)

Quello che tra gli arrestati dai nazi-fascisti fu il più eroico: LUIGI ZURLO Premetto, a quello che qui dico e dichiaro e dirò altre volte, che io, personalmente non nutro alcun risentimento o animosità contro il sig. Trevisani Alfredo che, sinceramente, desidero sciolto e immune d’ogni accusa, come, a quanto mi fu riferito, fu dichiarato da competenti autorità. Quindi, quando io parlo di Luigi Zurlo, nessuno mi venga a dire che lo faccio per sobillar della gente contro uno che era stato accusato di averlo denunciato. Nessuno mi potrà mai vietare di parlare del mio caro amico, del mio compagno di lotta, al quale io stesso diedi quei due fucili e quelle due bombe che forse avranno contribuito alla sua scomparsa. E tanto meno nessuno, dico nessuno, m’impedirà di ricordare chi tra i dimenticati è stato il più vergognosamente dimentico, chi tra i catturati è stato il più eroico, non dando il nome di nemmeno uno dei suoi compagni, di chi, con un silenzio forse pagato con la morte, ha toccato il supremo eroismo. Ma io e Voce Nostra non lo dimentichiamo. E se qualcuno si permettesse di minimamente vilipendere la sua figura, io giuro davanti a Dio e davanti agli uomini di difenderlo e di farlo conoscere a chi lo disconoscesse. Se il tuo spirito è libero e mi è qui vicino, devi sentire, Luigi, che io dico la verità; e in nome della tua cara signora cui hai fatto quel giuramento che io so, e di tuo figlio, che da te attendono forza e luce, fa che io mantenga la parola, e che il mio grido, non grido di poeta o di avventuriere della stampa, ma di giustizia e di verità sia udito da tutti. Mite e buono con tutti, gentile, premuroso e generoso, scrupoloso nel compimento dei tuoi doveri come pochi, qualche fantasiosi si prese cura di definirti impulsivo, prepotente, persona di poca fiducia a cui tutti i sarebbero rifiutati di dare dei soldi per il C.L.N.! A questo punto si arriva signori! In nome della libertà, e della libertà di parola e di stampa, questo signora che si è così pronunciato riguardo allo Zurlo, davanti alla moglie già disperata per la sua comparsa; sia egli o no rivestito di autorità giudiziaria, mi permetto di dirgli che si meriterebbe un autentico villano! E sappia, se fa il giudice o il psicologo, che non è così facile giudicare una persona assente mai conosciuta, non interrogando quasi nessuno di quelli che veramente lo conoscevano, ed escludendo dagli interrogatori i familiari; e sappia inoltre, questo signore, che io posso mettergli sotto il naso un giudizio ben diverso sullo Zurlo, sottofirmato da tutte le persone più oneste e da tutta la popolazione di Cittadella. E la moglie d’un Eroe della Libertà non si tratta così, come è stata trattata da questa gentile autorità giudiziaria, trattamento da “serva” secondo la dichiarazione della sig.ra Zurlo e d’altro. Perdonatemi amici sei vi parlo un po’ sconnesso: devo consegnare subito gli articoli alla tipografia. Non m’importa della forma. Vi voglio dire delle cose che non si devono dimenticare. Perché non aiutiamo di più la signora del nostro caro amico e il suo bambino? E se nessuno se ne cura, perché non facciamo noi una sottoscrizione? Non è egli scomparso per noi? Non ha egli mantenuto il giuramento di non tradirci mai, nemmeno davanti alla morte? E noi che cosa abbiamo fatto per lui? Siamo degli immemori, e degli ingrati. Chi di voi è mai andato a fare una carezza al suo bambino? Io mi sono accorto quanto bene possa fare alla signora un nostro minimo segno di riconoscenza o d’interessamento. Dichiaro inoltre (e riporto pure le parole del sindaco e di altre autorità locali) che la popolazione di Cittadella desidera e ha diritto di sapere tutto, dico tutto, ciò che riguarda la questione Zurlo. Quindi il sig. Trevisani, che, ripeto, siamo lieti di saper innocente, ma non sappiamo come, ci farebbe cosa grata se venisse alla nostra redazione e ci spiegasse tutta la intricata faccenda. Qui non si tratta di curiosità: è un dovere di giustizia: e ce lo impone la memoria e il grado di sacrificio dell’amico. Dopo le sue dichiarazioni, il sig. Trevisani, chiarita la questione, resa pubblica la sua situazione giudiziaria, tale che nessuno, con dati alla mano, la possa intaccare, non dovrebbe aver timore alcuno di uscire di casa e di far vedere la sua fronte pulita. Che cosa gli potrebbe dire la gente qualora fosse convinta della sua innocenza? E Voce Nostra non è qui apposta per servire da strumento di chiarificazione e di buona armonia? Perché non volete usarne? Temete ancora di dire la verità? Rendiamo al nostro eroico amico un primo omaggio: quello della verità. B. Rebellato

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