Sentenza n. 456 della Corte d’Assise Straordinaria

(Da Gabriele Coltro, I crimini di Salò. Venti mesi di delitti della Repubblica Sociale nelle sentenze della Corte d’assise straordinaria di Padova, goWare edizioni, 2020)

Sentenza n. 456 del 6 febbraio 1947, presidente Orazio Di Mascio, giudice a latere Adolfo Martino, giudici popolari Antonio Salvadori, Lino Benesso, Alberto Quallini, Guerrino Barbiero, Bruno Prosdocimi, pubblico ministero avv. Aldo Consigli, cancelliere Attilio Babolin

CATTANI PRIMO, fu Antonio e di Granelli Maria, nato a Santa Maria del Taro (Parma) l’11.07.1892 imputato

A) di collaborazione col tedesco invasore (art. 1 Dll 22.04.1945 n. 142 in relazione all’art. 5 Dll 27.07.1944 n. 159 e art. 51 Cpmg) per avere concorso nell’organizzazione e direzione di vari rastrellamenti ed altre operazioni repressive di moti clandestini, durante i quali venivano operati numerosi arresti tra cui quelli di Barzan Luciano, Baldini Erminio, Baveo Ottavio, Sartori Idelmino, Rossi Alfio ed altri trenta garibaldini, Bernardini Tiberio, Gagliardo Tranquillo, Guarise Mario, Doralice Giuseppe e moglie, e numerosi altri patrioti dei quali molti venivano seviziati e inviati in Germania dove taluni decedevano; venivano compiute numerose rapine, saccheggi e incendi di abitazioni, uccisi i giovani Terrin Diego, Dacome Gino, Salandin Saverio, Segantin Alcide, Franceschi Marco, Gianesella Lino, le sorelle Adelina “Jole” e Norina Panziera, Guarise Mario, Romani Florindo “Fiore”, Romani Romanin e, personalmente dal Cattani, Cavalletto Pietro e Nerino; per avere inoltre partecipato all’eccidio di Ferrara dove venivano massacrati numerosi cittadini;

B) di violenza privata (artt. 610, 81, 112 n. 2 Cp) per avere promosso e diretto numerose perquisizioni domiciliari costringendo a subirle Barzan Luciano, Baldini Erminio, Sartori Idelmino, Rossi Alfio, Bernardini Tiberio, Baveo Ottavio, Gagliardo Tranquillo, Guarise Mario e fratello, e numerose altre persone, profittando di circostanze di tempo e luogo ostacolanti la pubblica e privata difesa e con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso;

C) di sequestro di persona (artt. 605, 81, 61 n. 5, 112 n. 2 Cp) per avere, organizzandone le operazioni di arresto, privato della libertà personale Barzan Luciano, Baldini Erminio, Sartori Idelmino, Rossi Alfio, Bernardini Tiberio, Baveo Ottavio, Gagliardo Tranquillo, il figlio di Guarise Mario, Giuseppe Doralice e la moglie e numerose altre persone e sottoponendo a sevizie Sartori Idelmino, Guarise Mario, Baveo Ottavio ed altri, profittando di circostanze di tempo e di luogo ostacolanti la pubblica e privata difesa e con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso;

D) di rapina (artt. 628, 61 n. 5, 112 n. 2 Cp) per avere promosso e organizzato la rapina a mano armata compiuta da militi repubblicani in danno di Barzan Luciano ai cui danni venivano, onde trarne profitto, asportati materiali ed oggetti dal negozio di ferramenta per un valore imprecisato, profittando di circostanze di tempo e luogo ostacolanti la pubblica e privata difesa;

E) di omicidio (artt. 575, 576 n. 2, 81, 112 n. 1 e 2, 61 n. 5 Cp) per avere con colpi di arma da fuoco cagionato la morte di Cavalletto Nerino e Pietro e concorso ancora, con attività organizzata diretta alla consumazione dei reati, negli omicidi di Terrin Diego, Dacome Gino, Salandin Saverio, Segantin Alcide, Franceschi Marco, Gianesella Lino, Panziera Adelina “Jole” e Norina, Guarise Mario, Romani Florindo “Fiore”, Romani Romanin, nonché di 25 cittadini di Ferrara [le vittime furono 11, NdA], profittando di circostanze di tempo e luogo ostacolanti la pubblica e privata difesa;

F) di devastazione e saccheggio (artt. 419, 81, 61 n. 5, 112 n. 2 Cp) per avere promosso e preso parte, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, alla devastazione e saccheggio di numerose abitazioni di Castelbaldo dalle quali venivano asportati denaro, biancheria, preziosi, viveri, ecc. in danno di numerosi cittadini e in particolare dei fratelli Malatesta e Colturato Pietro che venivano anche incendiate, di Guarise Mario, Longo Umberto, De Toni Camillo, Piandonello Mario, Foscarin Fausto Pietro ed altri, profittando di circostanze di tempo e luogo ostacolanti la pubblica e privata difesa;

G) di rapina (artt. 628, 61 n. 5, 81, 112 n. 2 Cp) per avere nelle circostanze di tempo e di luogo di cui al capo F) concorso a promuovere ed eseguire rapine a mano armata di denaro, biancheria, preziosi, viveri, ecc. in danno di numerosi cittadini di Castelbaldo, tra cui i fratelli Malatesta, Colturato Pietro, Guarise Mario, Longo Umberto, De Toni Camillo, Piandonello Mario, Foscarin Fausto Pietro ed altri, profittando di circostanze di tempo e luogo ostacolanti la pubblica e privata difesa;

H) di incendio (artt. 423, 61 n. 5, 81, 112 n. 2 Cp) per avere in Castelbaldo concorso ad organizzare e consumare gli incendi in danno dei fratelli Malatesta, di Colturato Pietro, di Guarise Mario ed altri, profittando di circostanze di tempo e luogo ostacolanti la pubblica e privata difesa;

I) di vilipendio di cadavere (art, 410, 81 Cp) per avere, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, straziato e vilipeso i cadaveri di Cavalletto Pietro e Nerino;

L) di tentato omicidio (artt. 575, 576 n. 2, 56 Cp) per avere con atti idonei diretti alla consumazione del reato tentato di uccidere con una rivoltella Paolin Antonio;

M) di violenza privata (artt. 610, 81 Cp) per avere, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, per motivi politici, chiamato alla sede del fascio e costretto Gallo Angelo e Ceccagno Antonio a subire percosse, provocando quindi l’invio del Gallo al confino, minacciando altrettanto al Ceccagno nel 1935-36;

N) di minaccia (artt. 612 cpv, 81 Cp) per avere gravemente minacciato con una rivoltella Jurzan Argentino e Bottaro Leonida;

O) di falso (artt. 477, 482 Cp) per avere falsificato una carta di identità del Comune di Padova assumendo le false generalità di Gonelli Vittorio fu Luigi.

(omissis)

La Corte ha innanzitutto ritenuto di prendere in esame alcune nelle meno gravi imputazioni ascritte al Cattani, e per alcune di esse ha dovuto escludere che si fossero raggiunte tali prove da giustificare una sentenza di condanna [capi L, D, I della rubrica, NdA]. […] Infine, malgrado qualche vago accenno al fatto che contro i cadaveri di Cavalletto Pietro e Nerino erano state lanciate delle bombe a mano, non sono emerse in dibattimento precise deposizioni di testi che attribuiscano al Cattani o ad altri tale circostanza […]. Viceversa il Collegio ha ritenuto che sufficienti prove di colpevolezza hanno raggiunto l’imputato in ordine a tutte le altre imputazioni, salva la considerazione che alcune di esse restano assorbite nel delitto di collaborazione come suoi elementi costitutivi (arresti, violenze private, perquisizioni domiciliari, minacce), altre assorbite nel delitto di devastazione e saccheggio (furti e incendi). […] Risulta dagli atti che il Cattani Primo era vice federale della Provincia di Padova, nonché comandante delle brigate nere di Monselice. Ciò risulta da vari testimoni, e anche dallo stesso interrogatorio reso dal Cattani al Comitato di liberazione nazionale di Rovereto, subito dopo il suo arresto. Ma i fatti che costituiscono la principale e grave accusa contro il Cattani sono i fatti che ora verremo riassumendo che si svolsero a Castelbaldo a danno di quella popolazione e che culminarono principalmente in due sanguinosi episodi del 26 luglio e del 16 ottobre 1944. Tali episodi ai quali si riferirono le principali testimonianze a carico del Cattani vennero illustrati in una relazione del Cln firmata dal capo partigiano Giuseppe Doralice, confermata con giuramento in dibattimento. Il 26 luglio 1944, in seguito ad uno scontro fra partigiani e militi della brigata nera, questi ultimi, avendo avuto la peggio, chiesero aiuti; e fu allora, con le forze accorse da vari presidi, che giunsero anche i militi della brigata nera di Monselice e si procedette ad un rastrellamento in grande stile. La brigata di Monselice era al comando del Cattani. In quell’operazione, oltre alla cattura di numerosi giovani, fu messo a sacco il paese di Castelbaldo, furono incendiate le case dei fratelli Malatesta e di Pietro Colturato dopo averne depredato quanto contenevano; da altre abitazioni furono portati via dai militi denaro, biancheria, preziosi ed oltre cinquanta biciclette. Sei fra i giovani rastrellati e catturati furono portati vicino alle rive dell’Adige e colà fucilati e gettati nel fiume. Quei poveri giovani, dai 16 ai 25 anni, rispondevano ai nomi di Terrin (Diego), Dacome (Gino), Salandin (Saverio), Segantin (Alcide), Gianesella (Lino) e Franceschi (Marco). Di più a colpi di mitra furono assassinate le sorelle Panziera (Jole e Norina) e Cavalletto Pietro col figlio Nerino. Il Cattani partecipò direttamente a tali cruenti ed orrendi misfatti. Si legge nella relazione che «il comandante Cattani Primo disse in tono di scherno alludendo agli uccisi: gettateli nel fiume che non li mangiano nemmeno le galline»; e in un altro punto della relazione si legge: «Cattani Primo fucilò personalmente i Cavalletto». Ma oltre alla testimonianza giurata dell’autore della relazione in atti, si ha la testimonianza del teste Ferrazzin Amedeo, che confermò a dibattimento quanto aveva deposto in istruttoria, affermando che udì egli stesso il Cattani Primo dare ordine di gettare nell’Adige i cadaveri dei Cavalletto «perché non li doveva mangiare nemmeno il pollame» e sentiva che diceva «questi li ho uccisi io perché li ho trovati armati». Inoltre, la stessa vedova del Cavalletto, e madre dell’altro Cavalletto ucciso, depose con giuramento in dibattimento che in sua presenza e vicino alla sua stessa abitazione il Cattani con un fucile o moschetto colpì uccidendoli il marito e il figlio. L’altro episodio a danno della popolazione di Castelbaldo si svolse il 16 ottobre 1944. Risulta dalla citata relazione del Doralice che in tal giorno militi della brigata nera di Montagnana operarono un altro rastrellamento, catturarono vari patrioti ed uccisero Guarise Mario, magnifica figura di martire eroe; la sua casa fu incendiata e per una ventina di giorni altre case furono messe a sacco asportandosi bestiame, biancheria, arredi. Per quanto lo stesso Doralice in udienza ha dichiarato non poter confermare se alla seconda operazione di saccheggio il Cattani prendesse parte, ma che egli era anche allora comandante della brigata nera di Monselice, il Collegio si è convinto di tale partecipazione, e comunque ha ritenuto che dovessero riunirsi sotto unico capo di imputazione del reato di devastazione e saccheggio le altre relative a furti e incendio; in quanto sia gli incendi, sia le devastazioni effettuatesi in forma di furto o rapina debbono considerarsi come elementi costitutivi del delitto di devastazione e saccheggio. Da quanto si è venuto sin qui esponendo chiaramente dimostrata risulta la colpevolezza del Cattani in ordine alle due imputazioni di omicidio aggravato continuato e di devastazione e saccheggio. Quanto agli omicidi dal Cattani perpetrati non può dubitarsi ricorrere con le altre aggravanti contestate anche quella della premeditazione; in quanto risulta dalla deposizione del Ferrazzin e della vedova Cavalletto che Pietro e Nerino Cavalletto vennero uccisi non in conflitto, ma dopo la cattura e freddamente e cinicamente dal Cattani; comunque risulta che gli altri sei giovani catturati furono fucilati due ore dopo la fucilazione dei Cavalletto. Tali omicidi vennero dunque compiuti a mente fredda, e in seguito a meditato disegno […]. Anche questi soli fatti fin qui considerati a carico del Cattani sarebbero più che sufficienti a giustificare l’affermazione di colpevolezza anche in ordine al delitto di collaborazione grave per aiuto militare al tedesco invasore, in quanto le terroristiche operazioni cui il Cattani partecipò, e con funzioni di comando, e il rilevante numero di giovani catturati ed uccisi in quelle operazioni, concretavano un vero e proprio aiuto militare al nemico con la distruzione attiva di forze della resistenza interna operante ai danni del tedesco. Ma, anche a tacere degli altri numerosi arresti e perquisizioni, ordinati ed eseguiti dal Cattani, dei numerosi interrogatori subiti pel suo fatto da numerosi partigiani come da tante testimonianze rese in istruttoria e in dibattimento è risultato, vale la pena di ricordare principalmente che il teste Doralice ha deposto che sempre a Castelbaldo il Cattani dirigeva la squadra che il 6 settembre 1944 catturò numerosi partigiani e che durante quei rastrellamenti furono uccisi il De Besi [Benedetto, NdA], il figlio del colonnello Pucchetti [Guido, NdA], i fratelli Cattelan [Giovanni e Zeffirino: le uccisioni avvennero in località Grompa di Villa Estense, NdA]. Per numerose testimonianze, inoltre, e principalmente quelle di Baveo Ottavio, Baldini Erminio e Bottaro Leonida è risultato che nella notte del 18 ottobre 1944 il Cattani li fece trarre in arresto con altri ventisei appartenenti alla brigata garibaldina; subirono tutti interrogatorio del Cattani che li percosse con pugni, calci e schiaffi. Furono tutti o quasi tutti deportati in Germania e vari di essi non ne hanno fatto più ritorno, come è risultato per le stesse testimonianze rese in dibattimento dai parenti. Ultimo reato provato contro il Cattani è quello di falso in carta di identità; provato in quanto esiste in atti la carta di identità con la sua fotografia al nome di Gonelli Vittorio, debitamente firmata dal podestà di Padova e bollata, che figura rilasciata in data 13 settembre 1943 […]. Non ha ritenuto il Collegio, in vista dei numerosi gravissimi fatti di sangue ai quali in più occasioni ha partecipato il Cattani, e della gravità degli altri reati da lui commessi in collaborazione col nemico, di poter concedere alcuna attenuante, in quanto neppure una sola circostanza è emersa in dibattimento che valga a scremare sia pure in minima parte, o comunque ad attenuare il suo operato sempre sanguinario, fazioso, violentissimo […]. PQM Modificata la rubrica nel senso che nel delitto di collaborazione rimangono assorbite le imputazioni di sequestro di persona, di violenza privata, di minaccia (lettere B, C, M, N), e che nel delitto di devastazione e saccheggio alla lettera F) s’intendono assorbite le imputazioni di cui alle successive lettere G) e H), dichiara Cattani Primo colpevole di collaborazione col tedesco invasore, di omicidio aggravato continuato, di devastazione e saccheggio, di falso in carta di identità e lo condanna alla pena di morte mediante fucilazione [nella schiena, NdA]. Ordina la confisca di un terzo del patrimonio. Lo condanna inoltre ai danni verso la parte civile da liquidarsi in separata sede, assegnandole intanto una provvisionale di lire 100.000. Lo assolve da tutte le altre imputazioni per insufficienza di prove. Ordina pubblicarsi la presente sentenza nei modi e luoghi di legge e per una sola volta sul Gazzettino edizione locale e sulla Gazzetta Veneta.

26.05.1948 – la Cassazione annulla la sentenza per l’avvenuta morte dell’imputato

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