Archivio di Stato di Padova, Corte d’Assise Straordinaria, b. 866, fasc. sentenza n. 445 su Cursio Raffaele e Callegaro Primo, foglio 176 e seguenti

(sotto la scritta in lapis “processo Curzio” e “vedi processo Alfio Rossi (Cicogna) da riunire”, ndr.) RELAZIONE

==== Il 4^ Battaglione Falco, della 2^ Brigata Franco Sabatucci, fu formato nel luglio del 1944, e il Comando fu così suddiviso. Comandante Interinale = UBALDO BUSATTO V. Comandante = ALVISE BREGGE’ COMMISSARIO POLITICO = BELLINI FABIO Luogo di operazioni del 4^ erano le seguenti località: da Maserà a Boara Pisani. Il 4 visse in prevalenza nelle zone di Vanzo=S. Pietro Viminario=Tribano=Stortola=Pernumia. Nel settembre dello stesso anno, mio fratello cedette il Comando a certo Pierino.= Ferraresso Virgilio (Giovanni) con pieni poteri dela Brigata, sorvegliava l’andamento del Battaglione. Per divergenze sorte, Pierino fu degradato e allontanato dal Battaglione da Ferraresso, e il comando fu assunto da Girotto Antonio detto Salvagno. Alla fine di settembre raggiunse il Battaglione, il Vice Commissario di Brigata Tombola Luigi (Micio). Alfio Rossi, presentato da Giovanni Breggè, venne preso in forza al 4^ Btg. Verso la metà di agosto, ma non visse mai alla macchia. L’incarico che assunse fu quello di provvedere all’approvvigionamento del Btg. Zerbetto Giuseppe, fu anche quelll preso in forza verso la fine di agosto, presentato da Frizzarin Guerrino, e lo Zerbetto si impegnò di fornire informazioni utili al 4^ perché era in ottime relazioni con la g.r. di Monselice. Ai primi di ottobre, il 4 che si trovava nella zona di Pernumia, località Maseralino, alle ore sei del mattino, ebbe un violento atacco da elementi della muti di Conselve, e di Monselice. Non si seppe allora chi fosse la spia, certo è che i nazi fascisti, andarono diretti nelle case dove alloggiavano i garibaldini del 4^, che per fortuna poterono sfuggire all’accerchiamento. In detto rastrellamento vi fu un morto, Nicola I° (giannino Garatto).= Il Battaglione si spostò a Galzignano, e credo che lassù, dalla Stortola dove si era rifugiato, fosse stato accompagnato da Alfio Rossi. Dopo pochi giorni che il 4^ si trovava a Galzignano, il Dottor Orlandini Gerolamo, entrò effettivo, con l’incarico di Presidente del Tribunale Partigiano. Per un po’ di giorni, tutti gli uomini del 4^ vissero nel monte Venda, ma poi vollero sistemarsi a Galzignano, dato che il comandante del piccolo presidio della g.r. che già in precedenza era a contatto con i patrioti locali, si mise a disposizione del 4^, collaborando con noi. I Garibaldini si sistemarono nelle varie case, e quella di certo Ampelio Minella, era adibita oltre che a ricovero, anche a magazzino di viveri. Per circa un mese, non si ebbe nessun fastidio. Verso la metà di ottobre, la squadra di Monselice, composta di circa 30 uomini, fu arrestata.= Premetto, che quando il Battaglione si trasferì a Galzignano, Alvise Breggè, per ragioni personali, non volle più il Comando, e si costituì alla g.r., cioè fece atto di sottomissione, assieme a lui, anche Frizzarin Guerrino, e la squadra della Stortola. Alvise Breggè, però continuò a collaborare con il 4, provvedendo di viveri e denaro, previo cambio delle cartelle del prestito partigiano. Con Zerbetto Giuseppe, il contatto era stato preso da diverso tempo, perché si incominciò a dubitare che non fosse elemento di fiducia, tanto più che aveva chiesto un prestito che gli fu accordato, di ventimila lire, e in cambio doveva dare sessanta quintali di frumento, frumento che non consegnò mai.= Dell’esistenza della squadra di Monselice, erano a conoscenza Zerbetto, Alfio Rossi, Giovani Breggè e Alvise Breggè, tutta la squadra della Stortola.= Dopo l’arresto di questi 30 Garibaldini, nel monte Venda, dove il Comando si trovava, giunsero le prime voci, che incriminavano su questo fatto, Alvise Breggè.= Il Comandante di Battaglione, fu incaricato di svolgere le indagini, e dal suo rapporto, risultò invece che la spia era Zerbetto Giuseppe. Sorsero anche dei dubbi su Giovanni Breggè, il quale frequentava spesso i fratelli Rossato, e la sera che furono arrestati i 30 garibaldini, dalle sette alle otto, fu veduto in un caffè di Monselice assieme al capitano Rossato. In un primo tempo, cioè subito dopo l’arresto di questi garibaldini, fu stabilito, che sarebbero stati presi degli ostaggi, ma tutti i Garibaldini, eccettuato Alfio Rossi, furono portati alla casa di Pena di Padova. Io mi trovavo a Galzignano, ma tutti i giorni, mi portavo al Comando nel monte Venda e un mattino, come al solito, mi recai lassù, e nel mentre che varcavo la porta della casa dove si trovava il Comando, mi venne incontro il Dottor Orlandini, il quale non volle che entrassi, e mi accompagnò in casa per un’altra porta, dove trovai mio fratello Ubaldo, e il Vice Commissario di Brigata Micio, ai quali chiesi spiegazione di tante precauzioni.= (Bellini, quella mattina mancava, perché era venuto a Galzignano per conferire con me, e si era portato per altra strada, ma ci raggiunse poco dopo) Mi dissero, che non avevano voluto che io passassi nella solita entrata, perché c’era una persona giunta da Monselice, della quale avevano poca fiducia, perché non bene conosciuta, la quale portava notizie su Alfio Rossi, notizie, che erano poco rassicuranti, perché, a quanto aveva riportato l’informatore, il Rossi, sembrava avesse fatto nomi, sia dei comandanti del 4^, sia del luogo delle località dove il 4^ si trovava. Questo informatore non potei vederlo, ma chiesi il nome, che ora non ricordo bene, se sia Fortini, Valentini, Formentini o Visentini. (Forse Momoli Riccardo il cuoco, potrà sapere chi era) Come accennato, tutti erano impensieriti, per il fatto che Alfio aveva parlato, e si attendevano delle brutte sorprese, tanto che pensavano di cambiare zona. Poco dopo ci raggiunse Bellini, e tutti assieme si discusse il da farsi, e fu convenuto che si avrebbe fatto indagini, e in base a queste, si sarebbe cambiato zona. Ricordo anche un particolare, che quel mattino, fu discusso anche l’aiuto che la moglie di Alfio Rossi chiese al 4^ Battaglione, per mezzo di terze persone, aiuto che fu respinto, appunto perché ormai avevano la certezza che Alfio ci aveva traditi, anche per il fatto, che tutti gli uomini erano stati portati a Padova, mentre lui era rimasto a Monselice.= Fu convenuto che io non mi sarei più portata nel Venda, ma che avrei atteso ordini a Galzignano. A Galzignano, il Girotto assieme ad Ampelio Minelle, facevano il mercato nero con il bestiame requisito per il Battaglione, cosa che io feci presente al Comando, il quale pose sotto inchiesta il Girotto, che avrebbe dovuto rispondere del suo agire poco corretto, inoltre del denaro incassato, mancante. (Un relazione su ciò l’ho già stesa e deve essere nell’incartamento del P.M.) Il 29 ottobre alle ore 21 di sera, si ebbe il primo rastrellamento. La casa dove si trovava il Dott. Orlandini, fu assalita di sorpresa, e il dottore, fu ferito gravemente da due colpi di rivoltella, sparatigli dal brigadiere della g.r. CURZIO RAFFAELE, e da una bomba a mano lanciatagli da certo De Vita della g.r. di Padova. [di fianco si legge in lapis “in questa occasione il dr. Orlandini non fu catturato”, ndr.] Furono inoltre fatti prigionieri Tombola Luigi (Micio) Nicola II – Luciano – Cesare – il padrone della casa, Celadin, e un suo parente. Tutti, eccettuato Tombola, il giorno 15 novembre furono fucilati a Luvigliano di Torreglia. Il giorno 30 ottobre alle ore 7, vi fu il secondo rastrellamento, e alle ore 14 dello stesso giorno vi fu il terzo. Il Comandante di Battaglione, Girotto Antonio, nel terzo rastrellamento fuggì abbandonando tutte le squadre, e il dottor Orlandini che versava in gravi condizioni. Mio fratello Ubaldo, Bellini e qualche altro, erano stati avvertiti nella notte di quanto era avvenuto, si erano spostati dal monte Venda alla località Faedo, dove amndarono le staffette in cerca delle squadre che si erano disperse, portando a spalle il Dott. Orlandini, che fu ricoverato a Torreglia, dove morì il 4 novembre. I garibaldini, un pochi alla volta, raggiunsero le loro case, mio fratello e Bellini, mandarono un’ordine del giorno, a mezzo della corriera Perla (Fondo Amelia), avvesando tutti, che si tenessero a disposizione, che dovevano ritornare nel loro posto di battaglia. Sempre per la corriera Perla, fu avvertito il Girotto, di ritornare, e nello stesso tempo, di non costituirsi e di non fare costituire nessuno. Il Girotto mandò a dire che si era slogato una gamba (cosa infondata) e che per il giorno 8 novembre si sarebbe trovato nella località che la corriera Perla indicò. Il giorno otto novembre invece, ci fu il rastrellamento, dove fu catturato mio fratello, assieme a Muraro (Nembo) i quali, assieme al padrone di casa furono fucilati tre giorni dopo. Bellini, che assieme a Momoli Riccordo, si trovavno in un’altra casa poco lontano, fecero appena in tempo a fuggire. Momoli, però, potè vedere il brigadiere della g.r. di Monselice Rinaldi, freddare con un colpo di fucile il padrone di casa dove erano ricoverati loro. E’ da notarsi un particolare, che in tutti questi rastrellamenti, le brigate nere andarono nelle case dove erano ricoverati i partigiani del 4^ a colpo sicuro, senza esitazione e senza chiedere né la località e né la via. Abbiamo pure trovato strano, che la casa di Ampelio Minelle, che era il luogo di arrivo e di partenza di tutti gli uomini del 4^, in tutti quei rastrellamenti, non fu mai perquisita e né molestata. Dopo la disfatta del 5, ebbero un sopralluogo, senza avere nessun fastidio. Il Girotto, in quel frattempo, si era costituito, si era posto al servizio della g.r. di Monselice e delle S.S. di Este. Come è noto a tutti, si formò una banda di rapinatori, e come tale fu ucciso. Ma con il 4^ il medesimo non ebbe più contatti, non volle rendere conto della sua diserzione, e neppure del denaro mancante, come pure delle cartelle del prestito partigiano, che era in possesso. Alfio Rossi, prima del suo arresto, aveva avuto delle cartelle del prestito per un importo di 100.000 o centocinquanta mila, con le quali doveva provvedere di vestiario, viveri per il 4^, ma non consegnò neppure per le metà di merce in natura di questo importo (né le cartelle). E’ noto a tutti, che Alfio, arrestato assieme ai 29 garibaldini, fu l’unico che rimase in Italia, e dopo la liberazione, con mezzi poco onesti, fece di tutto perché terze persone facessero delle accuse contro Bellini, in modo che fu arrestato, come pure cercò tutte le vie per incriminarmi, in modo che io pure fossi arrestata, perché come Bellini, io pure sapevo qualche cosa sul conto suo. Allego uno scritto, che Bellini consegnò a mia sorella in un colloquio, dove ci avverte delle confidenze che gli fece l’ex brigadiere Curzio, da pochi giorni detenuto in casa di Pena. Altre spiegazioni posso darle a voce. Clotilde Busatto. Via Zucchini Franco 16 – Guizza – Padova

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